Si diploma in “Arte del Tessuto” all’Istituto Statale d’Arte di Anzio e consegue la Maturità Artistica nel 1992 in “Arte Grafica” all’Istituto d’Arte di Urbino, nella sezione di Incisione guidata dal prof. Adriano Calavalle. Frequenta l’Accademia di Belle Arti, prima a Roma, poi in Urbino, dove segue con passione una cattedra annuale con il prof. Bruno Ceccobelli. Alla formazione ricevuta durante il periodo trascorso nei laboratori di incisione calcografica, xilografica e litografica dell’Istituto d’Arte di Urbino, alle esperienze in differenti discipline quali le resine, il mosaico, la pittura ad olio, degli anni trascorsi in Accademia, seguono anni di approfondimento delle tecniche tessili.
Memorie tessili prendono forma e cercano una ragione nella continua verifica sui materiali e sui procedimenti, sui segni di/segnati in filo intrecciati tessuti o ricamati. L’intersecarsi di modalità differenti, concetti come antico e contemporaneo in dialogo tra loro, danno origine nel suo lavoro ad una ricerca espressiva nell’abito dell’arte tessile che parte dalla tradizione e dalla memoria. Lavora il feltro con procedimenti manuali, ricama tele sulle quali intreccia materiali dipinti, tesse con trame dipinte. Una continua indagine fino alla rappresentazione di un feltro in scansione 3D.
Lavora completamente a mano le sue opere.
Ha esposto le sue opere in prestigiosi eventi per la promozione dell’arte tessile contemporanea sia in Italia che all’Estero.
“L’impianto dell’Atturo non è quello dell’artista tesa a esaltare il proprio lavoro, anzi non vi è in lei la certezza, tanto meno la convinzione di aver raggiunto tecniche e livelli espressivi di alto valore e significato perché le immagini, che si formano nella sua mente, la pongono in continue sfide con un tempo come il nostro che, come scrive non appartiene più allo spirito e ai ritmi del presente.
Non ci introduce per tanto subito a cogliere il ritmo cadenzato del suo ago, il lento costruirsi dell’opera, ma con delicatezza ci accompagna nel suo mondo interiore, nel suo ricco patrimonio di memorie antiche in cui si rivivono i racconti delle figure femminili della sua famiglia che avevano conosciuto il “Punto Fano” e che si fondono con la tensione del filo di lenza che da bambina con il padre gettava nel mare.
Non vi è con ciò nell’artista nostalgia del passato, ma una delicata rievocazione; sa infatti che non possono ritornare quei gesti lontani e allora lascia che il filo scivoli via silenziosamente tra le sue dita ed è lui che si muove con agilità e sicurezza quasi a guidarla, ma non per bloccare con i suoi passaggi il tempo, ma per farlo rivivere con accenti nuovi.
La sua tensione è volta a cercare quel gesto, quell’unico gesto che fa sì che il ricamo diventi un’arte nobile in cui si fonde l’armonia, è ancora lei che scrive, tra materia e astrazione del sentimento. La sua contaminazione del “Punto Fano” con altre tecniche e punti di ricamo porta l’Atturo a sperimentazioni innovative che non fissano definitive mete, anzi lasciano a chi ad esse si vuol affidare squarci di bellezza mai raggiunti.”
Giovanni Pelosi